
TARI: cos’è
La TARI, acronimo di TA-ssa sui RI-fiuti, è un tributo comunale che va a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura.
Prima della sua introduzione la gestione dei rifiuti era tassata da altre imposte: TARES, TARSU, TIA1 E TIA2.
È stata introdotta, con la Legge di Stabilità del 2014, come parte dell’Imposta Unica Comunale (IUC) – costituita da TASI (Tributo per i servizi indivisibili), IMU (Imposta municipale propria) e TARI. LA IUC nel 2020 è stata abolita e ad oggi rimangono in vigore solamente TARI e IMU.
Chi deve pagare la TARI
La TARI deve essere pagata da chiunque occupi fisicamente un immobile o un’area scoperta, a prescindere dall’uso che ne viene fatto. Se i locali sono vuoti il pagamento ricade sul proprietario stesso.
Come si calcola
l calcolo della TARI è basato su un metodo che combina una componente fissa e una variabile. In particolare, dipende da:
- La superficie calpestabile dell’immobile, che rappresenta la quota fissa, la quale viene moltiplicata per una tariffa determinata dal comune.
- Una quota variabile (il cui importo è sempre determinato dal comune) che dipende dal numero degli occupanti se l’utenza è domestica o dalla categoria dell’attività se l’utenza è extradomestica. Le utenze non domestiche sono quelle che appartengono a varie attività (industriali, professionali, artigianali e commerciali) mentre per utenze domestiche si intendono tutte quelle predisposte ad abitazioni civili e pertinenze.
- Un’addizionale provinciale del valore del 5%
ATTENZIONE:
Alcuni comuni applicano, invece che la TARI, una tariffazione puntuale, calcolando l’importo dovuto in relazione alla quantità effettiva di rifiuti conferita dall’utente. È quindi sempre consigliabile verificare il metodo di calcolo specifico per il proprio comune.
Soggetti esclusi
In teoria, chiunque possieda o detenga un locale o aerea che può produrre rifiuti urbani è obbligato a pagare la TARI al proprio comune, a prescindere dall’effettivo utilizzo che ne viene fatto: è necessario pagare il tributo anche sugli immobili che si sceglie di non utilizzare, a meno che non si dimostri che ci siano oggettive condizioni d’inutilizzabilità. Ma come si fa a provarlo?
Perché un locale sia considerato inutilizzabile è necessario che manchi contemporaneamente sia l’arredo sia tutte le utenze dell’immobile. Tuttavia, il comune può aggiungere, attraverso il suo regolamento, altri criteri che delineano l’utilizzabilità dell’immobile.
Nel caso di locazione sarà l’effettivo inquilino, quindi l’affittuario, a dover sostenere il pagamento a meno che il contratto di affitto sia di durata inferiore a 6 mesi: in questo caso il pagamento spetta unicamente al proprietario dell’immobile.
Esenzioni nazionali: quali sono
Essendo la Tassa sui Rifiuti un tributo comunale, la regolamentazione delle esenzioni può differire da comune a comune, tuttavia, esistono riduzioni applicate in tutto il territorio nazionale:
- Riduzione proporzionata alla quota di rifiuti speciali, assimilabili agli urbani, che il produttore avvia al riciclo autonomamente o tramite soggetti autorizzati. Per rifiuti assimilabili si intendono tutti quelli che, pur essendo prodotti da realtà commerciali, possono essere smaltiti normalmente nei centri di raccolta di nettezza urbana.
- Riduzione dell’80% in caso di mancato o carente servizio di smaltimento rifiuti.
- Riduzione fino a un massimo del 60% della tariffa per gli utenti che si trovano lontano dai punti di raccolta della spazzatura.
Esenzioni comunali più frequenti
I comuni possono introdurre ulteriori riduzioni ed esenzioni indicate dalla legge. Di consueto vengono messe in atto esenzioni per:
- abitazioni con unico occupante
- abitazioni e locali ad uso stagionale
- abitazioni occupate da soggetti che hanno residenza o domicilio all’estero
- abitazione occupate da anziani, persone con disabilità o in grave disagio economico
- fabbricati rurali ad uso abitativo
- utenze domestiche che abbiano avviato il compostaggio domestico commisurando le riduzioni alla quantità di rifiuti non prodotti.
Ogni comune può, liberamente, aggiungere altri tipi di esenzioni, è sempre quindi consigliato consultare lo specifico regolamento comunale in modo da sfruttare eventuali detrazioni extra.
Bonus TARI 2024
I cittadini con ISEE basso potrebbero poter beneficiare del Bonus TARI, che insieme alle agevolazioni sulle bollette di luce, gas e acqua, ha lo scopo di sostenere economicamente le famiglie che si trovano in condizioni finanziarie difficili.
Per accedere al bonus i nuclei familiare devono avere un ISEE:
- Fino a 9.530€.
- Fino a 20.000€ per famiglie numerose con quattro o più figli a carico.
Attualmente, non è stato emanato nessun provvedimento a livello nazionale, e come per altre esenzioni tari, la sua applicazione dipende dal comune dove si trova l’immobile. Di fatto, quindi, alcune famiglie potrebbero non potere usufruire del bonus od ottenere una riduzione di entità minore.
Se il comune lo riconosce, la sua applicazione viene effettuata automaticamente, senza che il cittadino debba inviare un’apposita richiesta. Data la natura locale del tributo, in ogni caso, per tutte le informazioni sul bonus è consigliabile consultare le disposizioni dello specifico comune.
Come si paga la TARI
Il termine di pagamento della TARI dipende dal comune, così come il metodo di pagamento.
Nella maggior parte dei casi le scadenze di pagamento sono ripartite in tre date:
- Primo acconto entro la fine di aprile.
- Secondo acconto entro la fine di luglio.
- Saldo entro la fine dell’anno.
Alcuni comuni possono prevedere, invece, solamente un acconto e saldo finale.
Solitamente è possibile effettuare il pagamento tramite bollettino postale, modello F24 o PagoPa.
Per il pagamento con il modello F24 il codice tributo 2024 per pagare la TARI è il 3944 -sezione IMU ed altri tributi locali.
Per ogni dettagli specifico relativo all’applicazione di questo tributo è sempre consigliato consulare le regole comunali